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Prodotti Tipici Felittesi

 

PIATTO TIPICO: IL FUSILLO

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Il fusillo felittese fa parte di prodotti agroalimentari tradizionali come stabilito dal decreto delle politiche agricole e Forestali del 14 giugno 2002.

COS’È: Il fusillo felittese non è solo un piatto di “maccheroni” , ma è il primo piatto della festa, quello che ognuno di noi mangia sempre volentieri in ogni occasione….
L’importanza di questo piatto è andata crescendo col passar degli anni, tanto da acquistare un nome e una dignità inimitabili, dando vita addirittura ad una microeconomia che benché difficilmente quantificabile ha contribuito anche a rafforzare il bilancio di alcune famiglie.

COME SI PREPARA: 1 kg di farina di grano duro, 6 uova, sale e pochissima acqua, a seconda del tipo di farina e delle abitudini.

Questi sono i semplici ingredienti per l’impasto dei fusilli. Il segreto dei fusilli è nel loro essere uno diverso dall’altro, a seconda del tipo di lavorazione, e nella fatica che richiede la loro preparazione: basti pensare che una donna in una giornata di lavoro produce “solo” 3 kg di fusilli.
Il fusillo si ottiene lavorando un piccolo cilindro di pasta tirato a lungo (cinguliato) attorno ad un sottile ferro a sezione quadrata, portandolo ad una lunghezza quasi pari a quella del ferro. Appena sfilati i fusilli vengono stesi uno accanto all’altro ad asciugare. Una volta secco il fusillo conserverà intatto il foro che ne consentirà una cottura ottimale.
Esso si serve poi ben condito.
Scolato bene dall’acqua di cottura viene cosparso di un buon formaggio e di un denso ragu’ di castrato, il tutto ben amalgamato prima di servire.
Un vino rosso corposo completa il tutto con armonia!

TARALLI DI SAN VITO

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E' tradizione, rinnovata di anno in anno da tempo immemorabile, che in occasione della festa di San Vito si preparino e si offrano i taralli alle soste che inframezzano la lunga processione dalla cappella nei pressi del torrente Pietra alla Chiesa Madre. La ragione di questo gesto simbolico va probabilmente ricercato in una leggenda che ancora viene ricordata (con varianti a seconda del luogo e delle persone) che vuole San Vito difensore del cibo e del grano. La leggenda racconta che un giorno Dio Padre, particolarmente adirato verso gli uomini, aveva preso a distruggere le messi: si fermò solamente perché San Vito lo pregò, con un benevolo inganno, più o meno in questi termini: "castiga gli uomini se lo ritieni giusto, ma lasciane almeno un poco per i miei cani". La mano e l'ira del Signore si fermarono, ed il grano, seppur rimaneggiato, fu salvo, e salvo fu non solo il cibo per i cani, ma anche quello degli uomini. Il grano, però, per lo sfogo di Dio,  perse il suo primitivo aspetto: i chicchi, che prima erano diffusi lungo tutto il fusto, a partire da terra, ora sarebbero rimasti in una racchiusi solo in una piccola spiga.

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I taralli offerti, quindi, vogliono ricordare e ringraziare il santo per l'amorevole intercessione, e simboleggiano il cibo salvato dalla distruzione. Oltre che i taralli, anche un altro simbolo si collega alla leggenda viene: un "terreno" mazzo di bionde spighe di grano messo nella mano destra del santo, a far da contraltare al più "celeste" e classico simbolo posto nella mano sinistra, la palma del martirio. Perché poi i taralli e non un altro pane, è probabilmente spiegabile con la forma che li rende facili da trasportare (ad esempio appesi alla cintola con un laccio) senza essere di impedimento alle mani, e con la loro sostanza che li rende durevoli e scarsamente deteriorabili.